L’amore è una realtà meravigliosa,

è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo!

(Benedetto XVI)



giovedì 1 ottobre 2015

“Ama e fa’ ciò che vuoi”….il messaggio di Sant’Agostino al Sinodo sulla famiglia

agostinobotticelli

Ama e fai ciò che vuoi” è una delle frasi più celebri di sant’Agostino. Sintetica, potente, e nello stesso tempo facilmente equivocabile. Agostino la pronunciò in una delle sue dieci omelie a commento della I lettera di san Giovanni. Quella in cui Dio viene definito come Amore. Scriverà Pascal, proprio per segnare la differenza tra la comprensione greca del Logos, e quella cristiana: “Il Dio dei Cristiani non è un Dio solamente autore delle verità geometriche e dell’ordine degli elementi, come la pensavano i pagani e gli Epicurei. […] il Dio dei Cristiani è un Dio di amore e di consolazione, è un Dio che riempie l’anima e il cuore di cui Egli s’è impossessato, è un Dio che fa internamente sentire a ognuno la propria miseria e la Sua misericordia infinita, che si unisce con l’intimo della loro anima, che la inonda di umiltà, di gioia, di confidenza, di amore, che li rende incapaci d’avere altro fine che Lui stesso” (Pensieri, 556).

venerdì 31 luglio 2015

L'amore

«Amare è gioire». Aristotele

L'amore è l'argomento più interessante. Prima di tutto in se stesso, per la felicità che promette o sembra promettere – perfino per quella, talvolta, che minaccia o fa perdere. Quale argomento, tra amici, più piacevole, più intimo, più forte? Quale discorso, tra amanti, più segreto, più dolce, più conturbante? E cosa c'è di più appassionante, tra sé e sé, della passione?

Si obietterà che ci sono altre passioni oltre a quelle amorose, altri amori oltre a quelli passionali... Questo, che è verissimo, conferma la mia tesi: l'amore è l'argomento più interessante, non solo in se stesso – per la felicità che promette o compromette – ma anche indirettamente: perché ogni interesse lo presuppone. Ti interessi particolarmente allo sport? Significa che ami lo sport. Al cinema? Significa che ami il cinema. Al denaro? Significa che ami il denaro, o ciò che esso ti permette di acquistare. Alla politica? Significa che ami la politica, o il potere, o la giustizia, o la libertà... Al tuo lavoro? Significa che lo ami, o che ami perlomeno ciò che esso ti porta o ti porterà... Alla tua felicità? Significa che ami te stesso, come tutti, e che la felicità non è altro, magari, che l'amore di ciò che si è, di ciò che si ha, di ciò che si fa... Ti interessi di filosofia? Essa porta l'amore nel suo nome (philosophia, in greco, è l'amore della saggezza) e nel suo oggetto (quale altra saggezza se non quella d'amare?). Socrate, da tutti i filosofi onorato, non ha mai aspirato ad altro. Ti interessi, ancora, al fascismo, allo stalinismo, alla morte, alla guerra? Significa che li ami, o che ami, più verosimilmente, più giustamente, ciò che resiste loro: la democrazia, i diritti dell'uomo, la pace, la fraternità, il coraggio... Tanti amori diversi quanti i diversi interessi. Ma nessun interesse senza amore, e questo mi riporta al punto di partenza: l'amore è l'argomento più interessante, e nessun altro ha interesse se non in proporzione all'amore che vi mettiamo o vi troviamo.
Bisogna dunque amare l'amore o non amare niente – bisogna amare l'amore o morire; per questo l'amore, non il suicidio, è il solo problema filosofico davvero serio.

martedì 24 marzo 2015

I tempi dell’amore secondo la Chiesa

http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/03/i-tempi-dellamore-secondo-la-chiesa/

fidanzatiNella vita affettiva la Chiesa propone una chiara scansione dei tempi. Può essere interessante comprenderla.
Prima di unirsi con una donna o con un uomo, insegna la Chiesa, è bene vivere due tappe: fidanzamento prima (meglio se non troppo presto, e non troppo lungo), e matrimonio, poi.
Un ordine cronologico, come si è detto, che è anche logico. E che comporta la famosa e vituperata castità prematrimoniale, cioè un tempo di discernimento in cui ragazzo e ragazza, consapevoli ognuno della propria preziosità ed unicità, cercano di comprendere se stessi e la persona che hanno di fronte, prima di affidarsi completamente e donare tutto se stessi.
Per evitare di buttarsi via; di fare il passo più lungo della gamba; di mettere il carro davanti ai buoi: in altre parole di condividere il proprio corpo, la totalità di se stessi, con una persona a cui magari, solo un anno dopo non si affiderebbe non si dice la vita, ma neppure la propria auto o la propria casa.
Il cosiddetto “divieto” di rapporti carnali prima del matrimonio nasce dunque da qui: si conosce, per quanto possibile, una persona, si sperimenta la possibilità di un accordo profondo, e, conoscendola, si impara piano piano ad amarla. Non si dà amore vero, infatti, prima della conoscenza. Così come non si dà profonda conoscenza, senza amore vero.
Perché la Chiesa chiede ai fidanzati di non avere rapporti carnali prima del matrimonio?

domenica 22 marzo 2015

Una giovane coppia di sposi chiese al maestro...

Una giovane coppia di sposi chiese al maestro:
"Che cosa dobbiamo fare perchè il nostro amore duri?"
La risposta del maestro fu:
"Lasciate che Dio riempia il vostro amore"

venerdì 13 marzo 2015

Il racconto dell'amore

Aristide Fumagalli
il raccontodellamore

L'amore tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Il racconto dell'amore è il racconto di colui che è questo amore, è il racconto di Dio. Dio è amore, agàpe come eros (Benedetto XVI), e si racconta a noi nella sua Parola.
Le seguenti meditazioni sono state proposte da don Aristide Fumagalli, docente di Teologia Morale, per gli Esercizi Spirituali dei giovani della città di Milano nell'Avvento del 2006.
Seveso, 22 febbraio 2007.
Festa della Cattedra di san Pietro.

INTRODUZIONE
Prima di brillare negli occhi, esprimersi in parole, manifestarsi nel gesto, l'amore germina nel cuore, ove Dio ama seminarlo. «Noi amiamo, - osserva Giovanni - perché egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19); «perché l'amore di Dio - spiega ulteriormente Paolo - è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito santo che ci è stato dato» (Rm 5,5).
L'amore di Dio, seminato dallo Spirito nel cuore di uomini e donne, aspira ad innervare l'intera loro persona, perché si disponga al dono totale di sé che l'amore per l'altro/a invoca ed esige. Quando l'amore seminato trova un cuore disponibile, allora, come un seme può germogliare e produrre frutto. Al triplice germoglio dello Spirito d'amore nella vita personale di uomini e donne, la teologia - fin da Paolo - ha dato il nome di fede, speranza e carità, nominate in seguito «virtù teologali».
Di questi tre germogli dell'amore si racconta in questa pagine. Tre parabole guideranno l'esercizio di lettura e meditazione, raccontando di semi che, nella terra, germogliano, crescono, danno frutto. Più in profondità, le parabole raccontano di come l'amore di Dio, seminato nel cuore di un giovane, possa dar frutto nella vita amorosa.

venerdì 20 febbraio 2015

Papa Francesco sull'amore

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/messages/youth/documents/papa-francesco_20150131_messaggio-giovani_2015.html

(...)
Il periodo della giovinezza è quello in cui sboccia la grande ricchezza affettiva presente nei vostri cuori, il desiderio profondo di un amore vero, bello e grande. Quanta forza c’è in questa capacità di amare ed essere amati! Non permettete che questo valore prezioso sia falsato, distrutto o deturpato. Questo succede quando nelle nostre relazioni subentra la strumentalizzazione del prossimo per i propri fini egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere. Il cuore rimane ferito e triste in seguito a queste esperienze negative. (...)

giovedì 19 febbraio 2015

L’Amore ai tempi di Sanremo

SCRITTO DA DON GIACOMO PAVANELLO | 18 FEBBRAIO 2015, http://www.nuoviorizzonti.org/index.php/it/extra/news/
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Sanremo è già acqua passata. Altre vicende umane, probabilmente più importanti, prendono il sopravvento. Venti di guerra, cronaca nera, bilanci finanziari che condannano alla fame.
Come a dire: “Abbiamo scherzato. Il tempo delle canzonette è limitato. Ora ricomincia la vita vera”.
Come ogni anno, Sanremo si conferma campione di ascolti e sarebbe un peccato di superficialità archiviare il tutto senza porsi qualche domanda, proprio per comprendere meglio il mondo in cui viviamo e non abbandonarsi a facili e limitate opinioni e considerazioni.
C’è un mondo fatto di artisti, parolieri e musicisti, che necessariamente offre ciò che sa possa essere apprezzato e che anche rappresenta l’espressione di una buona fetta di popolazione italiana. In altre parole,si esprime ciò che si vive: se canto di relazioni umane e mi lascio ispirare dal luogo in cui vivo, facilmente porterò il vissuto da cui provengo.
Da parte di qualcuno, ci sarà poi sicuramente anche il desiderio di “pubblicizzare” temi o sensibilità di parte, volendo quindi in un certo senso condizionare o indirizzare l’opinione pubblica, possibilmente in modo a-critico.
Soffermandosi sui testi delle canzoni in gara e si può notare come l’amore sia il tema più ricorrente, a vari livelli e con diverse intensità. Fin qui nulla di così rilevante: la letteratura musicale mondiale ha l’amore umano come colonna principale del proprio esistere.
Ma se inizio a valutare “come” parlo di amore, qui iniziano le sorprese.

mercoledì 18 febbraio 2015

Sull'amore: S. Bonaventura e S.Tommaso

Maurizio Schopflin
San Bonaventura:
l'amore come via all'incontro con Dio

È stato scritto che la spiritualità francescana, debitrice nei confronti di Ugo e Riccardo di S. Vittore, di san Bernardo e di sant'Agostíno, seppe raggiungere un perfetto equilibrio tra elemento affettivo (tanto presente nella personalità del poverello di Assisi) ed elemento speculativo. In questa sintesi - che trovò in Bonaventura* l'interprete più geniale - un ruolo di grande importanza è giocato dall'amore: «Il naturale e il soprannaturale vengono congiunti dall'amore francescano. Dio per amore crea il mondo, per amore lo ricrea, amore è il vincolo che unisce le creature al Creatore, amore è la divisa dei frati minori» [1].
Bonaventura compendiò le linee essenziali della sua complessiva speculazione nell'Itinerarium mentis in Deum, opera nella quale è possibile reperire i tratti fondamentali della sua concezione dell'amore, peraltro mai fatta oggetto di una teorizzazione organica, eppure di indubbia centralità. Fin dal Prologo, il filosofo di Bagnoregio indica con chiarezza l'insostituibile necessità dell'amore al fine del raggiungimento della perfezione, quell'amore per il crocifisso che rese possibile la piena immedesimazione di san Paolo con il Signore e che «assorbì tanto la mente di Francesco che essa finì per trasparire nella sua carne» [2].

lunedì 16 febbraio 2015

Sull'amore: Sant'Agostino

Maurizio Schoepflin
Sant'Agostino: l'amore è carità
Nell'opera di Agostino* l'amore rappresenta un tema non circoscrivibile: sono infatti molte e decisive le direzioni in cui esso svolge un ruolo. Si possono tuttavia indicare tre livelli nella costruzione filosofica agostiniana, in cui il concetto di amore risulta essenziale per definire i contorni di alcune originali meditazioni. Uno è quello della natura dell'anima e del suo rapporto con Dio; gli altri due concernono l'opposizione fra le due città e il nesso fra la dilectio proximi e l'amor Dei [1]. Quest'ultima questione conduce alla concettualizzazione del rapporto fra amore umano e amore di Dio secondo le modalità dell'uso e del godimento (uti e frui).

domenica 15 febbraio 2015

Sull'amore: Platone e Plotino

Maurizio Schoepflin

Platone: l'amore è potenza divina che unisce cielo e terra
A offrire la prima articolata teoria dell'amore nella storia della filosofia occidentale - e, in assoluto, una delle più importanti e significative di ogni tempo - fu Platone*, che condensò le sue straordinarie riflessioni sull'argomento soprattutto in tre dialoghi: il Liside, il Simposio e il Fedro [1]. Il primo dialogo, opera giovanile dall'andamento aporetico e ancora nettamente improntata alla lezione dell'ironia e della maieutica di Socrate, verte più decisamente sul tema dell'amicizia e non apporta un contributo fondamentale alla chiarificazione della dottrina dell'eros. Saranno il Simposio e, in misura minore, il Fedro, a delineare i contorni dell'erotica platonica, anche se, a motivo della struttura stessa e delle modalità proprie del filosofare di Platone, non è sempre agevole isolare un singolo tema all'interno della sua produzione. In essa infatti tout se tient e ogni tematica ne richiama continuamente altre, in un gioco di rimandi e di collegamenti che conferisce al pensiero platonico, asistematico e sorretto da un'eccezionale vena poeticoletteraria, un fascino del tutto particolare. Ciò vale anche per la dottrina dell'amore che, per risultare comprensibile, deve essere inquadrata entro l'intero edificio speculativo platonico, e posta in relazione con i suoi molielici aspetti.

venerdì 13 febbraio 2015

Donne allo specchio: Eloisa, colei che andò oltre l’amore.


“Ti ho amato di un amore sconfinato… La mia anima
non era con me ma con te, e se non era con te non era
in nessun luogo…”

Ci sono incontri, nella vita, irrinunciabili. Incontri che sembrano già preesistere alla tua stessa volontà, fissati in un percorso fenomenologico, figure già depositate lungo il sentiero universale dell’evoluzione interiore, gradi di una via già tracciata e spianata. Incontri in attesa di te. Possono essere persone, accadimenti, eventi, sentimenti, ma anche libri, personaggi.
Eloisa, per me docente pervicace di materie umanistiche, è stato l’ultimo dei tanti incontri che da anni fanno incursione nella mia vita professionale e personale, vere folgorazioni che attraversano la mia carne. Ella, in virtù della potenza della sua passione indomita verso l’amato, ha avuto il potere sottile di seducere la mia mente e di commuovere il mio cuore, poiché la forza del sentimento che Eloisa esprime, anche con violenza, sa risvegliare emozioni segrete e intime, mettendo in moto il composito e contraddittorio universo sentimentale verso una sofferta riflessione personale. Il potere dello specchio!

giovedì 12 febbraio 2015

L’eros di Dante: chi è Beatrice?

http://www.manuelaracci.com/beatrice.htm

E chi volesse vedere con ancora maggiore penetrazione,
chiamerebbe questa Beatrice Amore, tanto è grande la sua
somiglianza con me.


Beatrice che appare a Dante all’età di nove anni e che alla sua ultima età terrena lo conduce sulla soglia dell’ Empireo, la donna che ispira il suo primo libro giovanile (La Vita Nuova) e che egli sceglie a guida nel poema sacro del grande pellegrinaggio umano, resta indissolubilmente legata al poeta nel cuore di ogni lettore.
Dante è riuscito, come il suo amore voleva, a far rifulgere il nome di Beatrice di uno splendore vivo e profondo come pochi altri nomi umani. Ma la luce che si irradia da lei non rende facile conoscerla, poiché si chiude in un mistero che non è agevole penetrare e sfugge di mano come un fantasma inafferrabile a volerla fermare entro i limiti di un simbolo o la psicologia di un personaggio storico.

mercoledì 11 febbraio 2015

A proposito dell’Amore

“…Tale è la piena della vita: non parlo di sentimentalismi e di slanci mistici, ma della vita, che solo allora diventa reale e tangibile, come se fossero cadute squame dai tuoi occhi e tutto attorno a te si manifestasse per la prima volta…Tale eros non è privilegio né dei virtuosi né dei saggi, è offerto a tutti con pari possibilità. Ed è la sola pregustazione del Regno, il solo reale superamento della morte. Perché solo se esci dal tuo Io, sia pure per gli occhi belli di una zingara, sai cosa domandi a Dio e perché corri dietro a Lui." (C.Yannaris - Variazioni sul Cantico dei Cantici)
Le parole del teologo greco-ortodosso colgono con intensa pregnanza il cuore germinativo di quel sentimento universale che ex aeterno ormeggia ed uncina il cuore degli uomini, consolandoli e affannandoli al tempo stesso: l’Amore, per l’appunto, inteso soprattutto come vibrazione folgorante che rinvia alla trascendenza, apre la strada all’Assoluto, senza la quale l’esistenza rischia di divenire cosa posata tra le cose, senza ulteriorità.

lunedì 9 febbraio 2015

Per una fenomenologia dell'amore umano

Credere oggi, n. 78 - 6/1993, pp. 15-28
Aldo Natale Terrin

«L'amore è il fiore della vita...».
«Se l'amore non fosse l'unico principio delle virtù,
ogni virtù sarebbe nello stesso tempo un vizio».
(G.W.F. Hegel)

Introduzione
Oggi tutti riconosciamo che le parole si sprecano quando si parla di «amore» e che inevitabilmente, quando affrontiamo questo tema, monta un senso di frustrazione che ci lascia un certo sconcerto, un sospetto che non abbiamo la forza di nascondere, una delusione che ci rende un po' amara la riflessione e ci crea una sottile impotenza dei sentimenti davanti alla quale ci scopriamo segretamente e inconfessabilmente sconfitti. «Je t'aime... moi non plus» dice il titolo della canzone di Serge Gainsbourg e sembra la sintesi di quel discorso che si interrompe appena pronunciato, di quella realtà che si offusca appena se ne intravede la luce che può permearla. Il discorso moderno e post-moderno sull'amore appare come la fine di una fiaba, di una bella storia che non può più continuare, di un sogno che ci ha aiutato a vivere ma di cui ora dobbiamo fare a meno. «Quando non si hanno più illusioni su se stessi, non se ne conservano sugli altri» diceva l'iconoclasta Cioran e pare proprio sia questa la strettoia verso la quale ci siamo incamminati.

domenica 8 febbraio 2015

«Via amoris»: linee fondamentali di un percorso storico

(Via amoris, Immagini dell'amore nella filosofia occidentale, San Paolo 1998, pp. 15-28)

Maurizio Schoepflin

Fin dalle origini del pensiero occidentale, il tema dell'amore ha occupato un posto di primaria importanza nella riflessione dei vari filosofi, e vi sono sufficienti elementi per sostenere che esso fu uno dei primissimi concetti che si affacciarono alla mente dell'uomo greco, quando cominciò a meditare prima sul cosmo e sulla natura, poi su di sé, cogliendosi nella propria individualità, ma anche nella dimensione sociale e politica.
Fin da queste prime fasi dello sviluppo della cultura, l'amore, che i greci chiamarono eros, coniando un termine tra i più noti e fortunati dell'intero lessico filosofico dell'Occidente, apparve come una forza capace di generazione e di unione, che esplicava la sua potenza innanzitutto a livello cosmico. Una forza non priva, tuttavia, di una sorta di irrazionale cecità, che poteva addirittura condurre sino alla pazzia coloro dei quali si fosse impossessata.

sabato 7 febbraio 2015

Il libro che ha consacrato l’amore

Con il Cantico dei Cantici Dio ha donato al suo popolo un sentimento contagioso

di Pietro Citati, Corriere della Sera, 5 febbraio 2015


Israele nutriva un’immensa passione per Il Cantico dei Cantici: diceva che «il mondo intero non è degno del giorno in cui esso ci è stato donato da Dio». Tutti i libri della Bibbia erano santi, ma Il Cantico era il più santo di tutti: il più posseduto dal dono fisico della sacralità, che lo intingeva in ogni verso, sebbene parlasse, in apparenza, di una cosa profana, come l’amore. Nulla è meno profano dell’amore che possiede Il Cantico dei Cantici. Dio tenta di conquistare il suo
popolo: lo attira a sé con soavi legami di tenerezza, con indicibili vincoli d’amore. Dice ad Israele: «Io ti ho amato di un amore eterno, e perciò ti ho conservato la mia compassione». L’amore di Dio scende verso il suo popolo: diventa l’amore che l’uomo nutre verso la donna e la donna verso l’uomo; e poi risale, trasformandosi nella passione del popolo intero verso il suo Dio, senza che mai, nemmeno un attimo, venga dimenticato l’alone e l’impronta del sacro. Il dono meraviglioso del Cantico è proprio questo: il sacro impegna tutte le cose e le parole profane — il profumo di mirra, la lettiga, il combattente che impugna la spada, il baldacchino con le colonne d’argento, la tenerezza e i languori della vita quotidiana. I lettori cristiani del Cantico, lo hanno spesso spiritualizzato o allegorizzato, offesi dalla sua esuberanza fisica. Il Cantico è invece fisicissimo: quest’amore avviene nella natura: «Il nostro letto è lussureggiante; pareti della nostra casa sono i cedri, i nostri soffitti i cipressi».

venerdì 6 febbraio 2015

«Metamorfosi» dell’amore. Un percorso storico

Da: Credere oggi n.194,mar/apr 2013
Carlo Urbani 
Parlo d’amor vegliando,
parlo d’amor sognando:
all’acque, all’ombre, ai monti,
ai fiori, all’erbe, ai fonti,
all’eco, all’aria, ai venti
che il suon de’ vani accenti
portano via con sé...
e se non ho chi m’oda
parlo d’amor con me! [1]

1. Premessa
Il ricorso al valore semantico della parola «metamorfosi», in funzione di premessa a questa riflessione sul percorso delle trasformazioni dell’amore, consente di fare alcune utili avvertenze [2]. I primi due significati forniti dal Battaglia permettono un utile orientamento: da un lato, si tratta di un «processo di trasformazione, per lo più rapida e improvvisa di un essere in un altro di natura diversa», dall’altro, per estensione, un «cambiamento, passaggio graduale di una realtà da uno stato a un altro». Si tratterà, dunque, di leggere, interpretare e distinguere tra le apparenti «trasformazioni per lo più rapide» e i «passaggi graduali», tra i mutamenti e le continuità nel lungo periodo che, come per molti fattori dell’esistenza umana, caratterizzano l’esperienza dei legami affettivi.

giovedì 5 febbraio 2015

Amore. Un percorso filosofico

(Remo Bodei, da: Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano, Utet 1998, pp. 25-36)
I significati che questo termine presenta nel linguaggio comune sono molteplici, disparati e contrastanti; e altrettanto molteplici, disparati e contrastanti sono quelli che esso presenta nella tradizione filosofica. Cominceremo con l'accennare agli usi più correnti del linguaggio comune, per selezionarli e ordinarli e servircene come criterio per selezionare e ordinare gli usi filosofici del termine stesso: 
a) in primo luogo con la parola A. si designa il rapporto inter-sessuale, quando questo rapporto è selettivo ed elettivo ed è perciò accompagnato dall'amicizia e da affetti positivi (sollecitudine, tenerezza, ecc.). Dall'A. in questo senso si distinguono spesso le relazioni sessuali a base puramente sensuale, che sono fondate non già sulla scelta personale ma sull'anonimo ed impersonale bisogno di rapporti sessuali. Spesso però lo stesso linguaggio comune estende anche a questo tipo di rapporti la parola A., come quando si dice «fare all'A.»; 
b) in secondo luogo la parola A. designa una vasta gamma di rapporti inter-personali; come quando si parla dell'A. dell'amico per l'amico, del padre per il figlio o reciprocamente, dei cittadini tra di loro, dei coniugi tra di loro; 

mercoledì 4 febbraio 2015

Amore (Dizionario di psicologia)

a cura di Umberto Galimberti

Rapporto duale che ha alla sua base uno scambio emotivo di diversa intensità e durata, promosso dal bisogno fisiologico della soddisfazione sessuale e dal bisogno psicologico dello scambio affettivo. Tema eminente di poeti e narratori, solo di recente l'amore è divenuto oggetto di ricerca scientifica nell'ambito della psicologia, della psicoanalisi, della psicologia del comportamento e della fenomenologia.
1. PSICOLOGIA. In questo ambito si è tentato di individuare le componenti che intervengono nell'evento amoroso distinguendo quattro forme d'amore in base alla componente egemone. La suddivisione di C.S. Lewis che, al di là della nominazione di chiara derivazione greca, è significativamente condivisa, prevede: a) l'agape che è una forma d'amore diretta verso l'altro per favorirne sopravvivenza e benessere senza attendere in cambio particolari gratificazioni. Corrisponde all'amore altruistico, genitoriale e, nel linguaggio di A.H. Maslow, al «B-Love» o amore per l'altro, contrapposto al «D-Love» che è l'amore promosso da bisogni personali; b) l'affetto che ha le sue radici nel primitivo «attaccamento» del bambino alla madre e il cui proseguimento è la richiesta di vicinanza dell'altro e di familiarità; c) la philia basata sull'aspettativa di una reale gratificazione da parte dell'altro che si intende ricambiare. E un amore che si nutre di ammirazione, di sostegno e di attribuzione di qualità positive all'altro; d) l'eros che ha la sua radice profonda nel desiderio sessuale che genera desiderio di possesso e di esclusività, non disgiunto dall'idealizzazione dell'amato e da una tendenza al dominio totale su di lui. Sono considerati fattori costitutivi dell'amore o «costellazioni» come le chiama R.J. Sternberg: a) l'intimità che implica i sentimenti di vicinanza, unione e legame, tipici dei rapporti amorosi, b) la passione che ha il suo centro nella sessualità da cui si irradiano attrazione e idealizzazione, c) la decisione che a breve termine implica la determinazione ad amarsi, e a lungo termine l'impegno a continuare a farlo nel tempo. A questo proposito è possibile rilevare che ognuna di queste componenti esercita un'influenza sulle altre, per cui un cambiamento nello schema dell'impegno ha conseguenze profonde sull'intimità e sulla passione, così come un forte tasso passionale indurrà a cercare gratificazioni a breve termine lasciando sullo sfondo decisioni a lungo termine.
Esiste infine una lettura dell'amore come espediente a cui ricorre la personalità inadeguata che cerca nel partner gli ideali a cui tiene ma che non è stata in grado di realizzare, e una lettura dell'amore come sviluppo naturale della personalità adeguata in cui l'amore non è dettato dal bisogno di acquisizione, ma da una sorta di sovrabbondanza oblativa. Nel primo caso l'amore che nasce è connotato dalla dipendenza e la sua funzione è eminentemente quella di un rimedio contro l'ansia, nel secondo caso l'amore è in grado di riconoscere la libertà dell'altro e di vivere senza assillo gli spazi delle rispettive autonomie. Un'altra distinzione è quella che corre tra l'amore-passione connotato da un intenso eccitamento sessuale che di frequente si riscontra nelle fasi iniziali dell'amore o, come vuole l'espressione di F. Alberoni (vedi: innamoramento), nell'amore allo «stato nascente», e l'amore-stima che si alimenta, oltre che di familiarità e vicinanza, anche del riconoscimento dei valori espressi dalle rispettive personalità.

martedì 3 febbraio 2015

La teologia dell'amore cristiano: Anders Nygren

Werner G. Jeanrond 
Éros e agape. La nozione cristiana dell'amore è stato il libro teologico che ha avuto maggior successo e influenza nel XX secolo. Scritto dal teologo svedese Anders Nygren (1890-1978), fu pubblicato per la prima volta in due parti a Stoccolma, nel 1930 e nel 1936. È stato poi ripubblicato in varie edizioni e tradotto in molte lingue [1]. In tutto il mondo schiere di studenti di teologia e delle discipline correlate hanno appreso dal libro di Nygren che l'amore cristiano si oppone radicalmente sia al concetto greco dell'eros sia alla inclusione ebraica dell'amore nella legge (nomos). L'unicità dell'amore cristiano come agape, affermata da questo studioso danese, è stata ampiamente accettata dai teologi e dalle persone di chiesa di tutto il mondo [2].
L'interpretazione dell'amore di Martin Luther King, per esempio, fu chiaramente influenzata dalle distinzioni di Nygren fra eros e agape. Prendendo in considerazione il comando di Gesù di amare i propri nemici, e spiegando che Gesù non poteva aver voluto intendere che dobbiamo amare i nostri nemici e che "amare" ha un significato più forte di "provare piacere", Martin Luther King scriveva:
«Quando Gesù ci comanda di amare i nostri nemici, egli non parla né di eros né di philia; parla di agape, buona volontà comprensiva, costruttiva e redentiva verso tutti gli uomini. Solo seguendo questa via e rispondendo con questo tipo di amore noi possiamo essere figli del Padre nostro che è nei cieli» [3].

lunedì 2 febbraio 2015

Amore

Giuseppe Angelini

1. Sembra che nel loro complesso, le parole stiano subendo una crisi inflattiva simile, e più grave, di quella della moneta. Valgono sempre meno, e sono spese sempre più indiscriminatamente.
II processo riguarda anche la parola di cui qui ci occupiamo: «amore». Anche se, propriamente, l'inflazione in questo caso non riguarda tanto la parola, quanto l'idea corrispondente: essa spesso non è nominata mediante la parola esplicita di «amore», ma è chiaramente intesa. È ormai finito il tempo in cui tutte le canzonette avevano una rima in amore; ma anche senza quella rima, le canzonette alludono per lo più a quella faccenda.
C'è dunque un'inflazione di «amore» nel nostro mondo: non nel senso che troppo si ami, ovviamente, ma nel senso che troppo precipitosamente ogni affetto è inteso come amore, e per ciò stesso è trattato come una cosa sacrosanta. E nel senso anche che tutto ciò che è fatto senza amore è considerato come «inautentico», e alla fine falso.

domenica 1 febbraio 2015

L'amore spiegato da Tiziano Terzani

L’incontro che ci completa e va curato alternando presenze e distacchi. Un maestro di vita rivela il segreto della sua storia con la moglie, conosciuta da ragazzo e mai “rottamata”

DI TIZIANO TERZANI, http://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2015/02/04/news/l-amore-spiegato-da-tiziano-terzani-1.197644?fb_ref=DefaultL'amore spiegato da Tiziano Terzani

lunedì 26 gennaio 2015

L'amore

André Comte-Sponville
lamore
«Amare è gioire». Aristotele
L'amore è l'argomento più interessante. Prima di tutto in se stesso, per la felicità che promette o sembra promettere – perfino per quella, talvolta, che minaccia o fa perdere. Quale argomento, tra amici, più piacevole, più intimo, più forte? Quale discorso, tra amanti, più segreto, più dolce, più conturbante? E cosa c'è di più appassionante, tra sé e sé, della passione?
Si obietterà che ci sono altre passioni oltre a quelle amorose, altri amori oltre a quelli passionali... Questo, che è verissimo, conferma la mia tesi: l'amore è l'argomento più interessante, non solo in se stesso – per la felicità che promette o compromette – ma anche indirettamente: perché ogni interesse lo presuppone. Ti interessi particolarmente allo sport? Significa che ami lo sport. Al cinema? Significa che ami il cinema. Al denaro? Significa che ami il denaro, o ciò che esso ti permette di acquistare. Alla politica? Significa che ami la politica, o il potere, o la giustizia, o la libertà... Al tuo lavoro? Significa che lo ami, o che ami perlomeno ciò che esso ti porta o ti porterà... Alla tua felicità? Significa che ami te stesso, come tutti, e che la felicità non è altro, magari, che l'amore di ciò che si è, di ciò che si ha, di ciò che si fa... Ti interessi di filosofia? Essa porta l'amore nel suo nome (philosophia, in greco, è l'amore della saggezza) e nel suo oggetto (quale altra saggezza se non quella d'amare?). Socrate, da tutti i filosofi onorato, non ha mai aspirato ad altro. Ti interessi, ancora, al fascismo, allo stalinismo, alla morte, alla guerra? Significa che li ami, o che ami, più verosimilmente, più giustamente, ciò che resiste loro: la democrazia, i diritti dell'uomo, la pace, la fraternità, il coraggio... Tanti amori diversi quanti i diversi interessi. Ma nessun interesse senza amore, e questo mi riporta al punto di partenza: l'amore è l'argomento più interessante, e nessun altro ha interesse se non in proporzione all'amore che vi mettiamo o vi troviamo.

venerdì 16 gennaio 2015

Massimo Recalcati: «siamo imprigionati dalla liberazione sessuale»

sessualitàIl sesso è un tema quasi ossessivo della modernità e dei media e anche noi cristiani, di riflesso, cerchiamo di parlarne, anche spesso, offrendo su di essa uno sguardo differente. Purtroppo, però, ogni volta che la Chiesa parla di sessualità c’è sempre qualcuno pronto ad accusarla di sessuofobia, anche con la classica obiezione: “come possono i preti, che vivono in castità, parlare di sesso agli uomini?”, come se i ginecologi potessero soltanto essere donne,come se i maschi potessero soltanto rivolgersi ad uno psicologo (maschio) per farsi aiutare nelle difficoltà mentali, come se a parlare di violenza sulle donne potessero essere solo le vittime di violenza, e così via.

giovedì 15 gennaio 2015

Per i "duri di cuore" vale sempre la legge di Mosè

Lo sostiene un insigne biblista, con una nuova interpretazione delle parole di Gesù su matrimonio e divorzio. Ma la Chiesa cattolica ha sempre predicato l'indissolubilità senza eccezioni. Arriverà ad ammettere le seconde nozze, come in Oriente? 

di Sandro Magister, http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350967


ROMA, 16 gennaio 2015 – Non ci sono solo le arcinote argomentazioni del cardinale Walter Kasper, a favore della comunione ai divorziati risposati.

C'è anche chi percorre sentieri nuovi e originali, nell'obbedire alla consegna del sinodo dello scorso ottobre, secondo cui "va ancora approfondita la questione".

È il caso di un biblista e patrologo di chiara fama, Guido Innocenzo Gargano, monaco caìmaldolese, già priore del monastero romano di San Gregorio al Celio, docente al Pontificio Istituto Biblico e alla Pontificia Università Urbaniana.

In un saggio sull'ultimo numero del quadrimestrale di teologia "Urbaniana University Journal", padre Gargano mostra come le parole di Gesù sul matrimonio siano mosse principalmente da ciò che Dio dice per la bocca del profeta Osea: "Misericordia io voglio e non sacrificio".

giovedì 8 gennaio 2015

Nel matrimonio qualsiasi pratica sessuale è lecita?

La morale sessuale cattolica non reprime il sesso, lo domina


Sexo

Dio ha dato all'essere umano la vocazione essenziale ad essere un essere relazionale. Quando Dio ha detto che non era un bene che l'uomo fosse solo (Gen 2,18), ha affermato che l'essere umano, isolato nella sua individualità, non può realizzarsi completamente.

Egli si realizza solo nella misura in cui esiste “per qualcuno”. E per questo Dio ha dato all'essere umano il dono della sessualità. A quale scopo?