L’amore è una realtà meravigliosa,

è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo!

(Benedetto XVI)



domenica 22 giugno 2014

La sessualità. Gli esiti della rivoluzione sessuale sono sotto gli occhi di tutti

http://www.aleteia.org/it/societa/contenuti-aggregati/la-sessualita-5294982466371584

La rivoluzione sessuale prometteva a tutti la felicità attraverso il piacere, un traguardo che sembrava raggiungibile facilmente, a costo zero, a condizione di trasgredire le regole morali, in primo luogo quelle della Chiesa cattolica.  La Chiesa, infatti, in quel periodo subì un pesante attacco perché era considerata nemica della felicità umana in quanto nemica del sesso. Oggi sono passati quasi cinquant’anni dalla diffusione di questa utopia, sicuramente una delle cause della secolarizzazione nei Paesi occidentali, e si addensano molte ombre sui suoi esiti. 

sabato 14 giugno 2014

La Trinità come espressione dell’amore perfetto

Quando Giovanni scrive che “Dio è amore” (1 Gv 4,8.16), egli pensa concretamente al Padre che ha mandato, per amore, il suo Figlio amato; ed è con questo amore che il Figlio ama anche noi (Gv 15,9); è proprio l’amore del Padre per il Figlio che è in noi, e che rende Cristo presente in noi (Gv 17,26). Ma “in questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito”(1 Gv 4,13). Ne consegue che “dobbiamo amarci l’un l’altro” (1 Gv 3.11.23; 4.7.11.12)
Perché i cristiani credono nella Trinità? La risposta è: perché credono che Dio è amore. Là dove Dio è concepito come Legge suprema o Potere supremo non c’è evidentemente bisogno di una pluralità di persone e per questo non si capisce la Trinità. Il diritto e il potere possono essere esercitati da una sola persona, l’amore no.

martedì 10 giugno 2014

Gender: il cervello è maschio o femmina

Il neurochirurgo Massimo Gandolfini chiarisce alcuni aspetti dell'ormai nota questione gender

Il gender, termine ormai noto ai più, è al centro di grandi dibattiti sia scientifici che culturali. Abbiamo chiesto al prof. Massimo Gandolfini, neurochirurgo, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza di Brescia e vicepresidente nazionale dell’Associazione Scienza&Vita, di chiarire il significato e l’origine di questa ideologia e il ruolo del cervello nella definizione del genere.
 
Prof. Gandolfini, potrebbe ricordarci l'origine della teoria del gender? 

lunedì 9 giugno 2014

Il volto femminile di Dio

Troppo spesso nella narrazione della storia della Salvezza e nell'immaginario della fede che proponiamo ai ragazzi il "genio femminile" non ha ancora né ruolo né peso.


di Paola Springhetti

Maggio, mese di prime comunioni. In molte parrocchie vuol dire ancora bambine irrigidite in vestiti quasi da sposa e capelli freschi di parrucchiere, pensati per i flash. Mentre i loro amici maschi corrono allegri con abbigliamenti assai più sobri e sneaker ai piedi. Mi chiedo quanto anche nelle aule del catechismo riproponiamo modelli di genere stereotipati e perfettamente rispondenti a quelli che imperversano sui media e nella società del consumo. E quanto lo facciamo anche durante l'ora di religione a scuola, nei gruppi di adolescenti che frequentano le parrocchie e le associazioni e in tutte le occasioni in cui ci troviamo a parlare di Dio.

domenica 8 giugno 2014

Perché amare

Thomas Merton
percheamare
La ragione dell'amore è l'amore. E l'amore è il solo, vero «bene comune» che merita di essere scelto e perseguito.
Non chiedetemi di amare il mio fratello puramente in nome di un'astrazione: «la società», «la razza umana», «il bene comune». Non ditemi che dovrei amarlo perché siamo tutti e due «animali socievoli». Queste cose stanno tanto al di sotto del bene racchiuso dentro di noi che non sono degne di essere invocate come motivi dell'amore umano. Tanto varrebbe chiedermi di amare mia madre perché parla inglese. Di astrazioni ne abbiamo forse bisogno per comprendere le nostre relazioni reciproche. Però posso comprendere i principi dell'etica e continuare a odiare gli altri. Se non amo gli altri uomini non scoprirò mai il significato del «bene comune». Proprio l'amore è
il bene comune. Vi sono una quantità di uomini che rinunciano ai loro interessi per il bene della «società», ma non possono sopportare nessuno di quelli coi quali convivono. Fino a che consideriamo gli altri come ostacoli alla nostra felicità siamo i nemici della società e abbiamo una capacità solo minima di condividere il bene comune.
Siamo obbligati ad amarci scambievolmente. Non siamo strettamente tenuti a «piacerci» l'un l'altro. L'amore governa la volontà: il «piacersi» è soltanto questione di sensi e di sensibilità. Però se amiamo davvero gli altri non sarà troppo difficile aver simpatia per essi. Se aspettiamo che certe persone ci diventino gradite o attraenti prima di cominciare ad amarle, non cominceremo mai. Se ci contentiamo di dar loro una «carità» fredda e impersonale, che è solo questione di dovere, non ci daremo la pena di comprenderle o di simpatizzare con loro. E in questo caso non le ameremo veramente, perché l'amore implica una volontà efficace non solo di far del bene agli altri esteriormente, ma anche di trovare in essi qualche bene a cui poter rispondere.
(Nessun uomo è un'isola, 180-181)

L’arte di amare

«Amare è bene; saper amare è tutto»[1].

Erich Fromm, noto psicoanalista e scrittore tedesco, pubblicò nel 1957 “L’arte di amare”[2]. In questo celebre saggio avverte subito i lettori che non intende offrire un manuale di sessualità, piuttosto dimostrare che amare è un’arte e che, come tale, si apprende attraverso la disciplina, lo sforzo e la saggezza. Per molti non è così: l’amore è visto piuttosto come una esperienza fortuita, di cui si può apprendere a priori ben poco. E questa convinzione è, secondo l’autore, causata da alcune premesse:
1.  “La maggior parte della gente ritiene che amore significhi "essere amati", anziché amare; di conseguenza, per loro il problema è come farsi amare, come rendersi amabili, e per raggiungere questo scopo seguono parecchie strade.
Una, preferita soprattutto dagli uomini, consiste nell'avere successo, nell'essere ricchi e potenti quanto lo possa permettere il livello della loro posizione sociale. Un'altra, seguita particolarmente dalle donne, è di rendersi attraenti, coltivando la bellezza, il modo di vestire, ecc. Una terza via, seguita da uomini e donne, è di acquisire modi affabili, di tenere conversazioni interessanti, di essere utili, modesti, inoffensivi. Molti dei modi per rendersi amabili sono gli stessi impiegati per raggiungere il successo, per "conquistare gli amici" e la gente importante. Come dato di fatto, quel che la gente intende per "essere amabili", è essenzialmente un insieme di qualità”[3].

sabato 7 giugno 2014

giovedì 5 giugno 2014

Maschio e femmina li creò


Scritto dal gran rabbino di Francia, il documento è stato inviato al presidente, François Hollande, al primo ministro, Jean-Marc Ayrault, e a tutti i ministri francesi. 
Nel testo (che si può scaricare dal sito www.grandrabbindefrance.com) l’autore si presenta come «il referente e il portavoce dell’ebraismo francese nella sua dimensione religiosa. La mia posizione — aggiunge — riflette la solidarietà che mi lega alla comunità nazionale cui appartengo». Di seguito pubblichiamo una nostra traduzione italiana dell’ultimo capitolo del lungo e importante documento, intitolato «La visione biblica della complementarietà uomo-donna».

di Gilles Bernheim
La complementarietà uomo-donna è un principio strutturante nell’ebraismo, in altre religioni, nelle correnti di pensiero non religiose, nell’organizzazione della società, come pure nell’opinione di una vastissima maggioranza della popolazione. Questo principio, per me, trova il proprio fondamento nella Bibbia. Per altri, può trovare il proprio fondamento altrove. Mi concentrerò qui sulla visione biblica, che non esclude altre visioni. «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò» (Gn 1, 27). Il racconto biblico fonda la differenza sessuale sull’atto creatore. La polarità maschile-femminile attraversa tutto ciò che esiste, dall’argilla a Dio. Fa parte del dato primordiale che orienta la vocazione rispettiva — l’essere e l’agire — dell’uomo e della donna. La dualità dei sessi appartiene alla costituzione antropologica dell’umanità.

Mai sposarsi da innamorati

"Mai sposarsi da innamorati. Se siete innamorati non sposatevi perchè nell'innamoramento non c'è senso del reale. Solo quando avrai realizzato che accanto a te c'è un disgraziato, un bambino oppure una nevrastenica, un'isterica, solo quando i suoi difetti non saranno più buffi, ma odiosi, allora lo/la amerai davvero. (...)
Bisogna saper litigare, saper avere idee diverse e invece molti vivono tirando a campare, ingoiando rospi.
Il benessere relazionale non può decidere su tutto, perchè se no il rischio è che si proceda per ipocrisia... ossia andare avanti reprimendo quelle che sono le proprie verità.
Infatti molti vivono cercando di evitare i difetti dell'altro: so che ci sono delle cose che non posso dire per cui dinnanzi ad un difetto dell'altro sto in apnea aspettando che passi e che riemerga un suo pregio. (...)
L'amore vero è quello che non conosce condizioni, è quello che parte dall'attrazione, passa per l'affinità e arriva all'intuizione che c'è qualcosa di indissolubile tra voi.
Quest'intuizione ce l'abbiamo tutti ed è necessario averla tutti e due.
Non si arriva al matrimonio per avere un rapporto indissolubile, ma per mettere un sigillo a quello che provate tra voi come indissolubile. "

Don Fabio Rosini

martedì 3 giugno 2014

Tre amori per un matrimonio (Papa Francesco)


È stata una piccola festa, per quindici coppie di sposi che hanno ricordato l’anniversario di matrimonio, la messa celebrata dal Papa lunedì mattina, 2 giugno, nella cappella della Casa Santa Marta. Proprio prendendo spunto dall’esperienza vissuta da queste famiglie, il Pontefice ha indicato le linee essenziali del sacramento del matrimonio e «dell’amore sponsale di Gesù per la Chiesa», cioè «per tutti noi»: fedeltà, perseveranza, fecondità. 
Una riflessione sull’amore scaturita anzitutto dal discorso di congedo di Gesù agli apostoli, proposto dal vangelo di Giovanni (16, 29-33). Gesù, ha spiegato il Papa, «torna sullo stesso argomento: il mondo, lo spirito del mondo, che ci fa tanto male, e lo Spirito che lui porta, lo Spirito delle beatitudini, lo Spirito del Padre». Egli dice espressamente: «Il Padre è con me». Ed è per questo che «vince il mondo». «Il Padre ha inviato Gesù a noi», ha affermato il vescovo di Roma, perché «ha tanto amato il mondo che, per salvarlo, ha inviato il suo Figlio, per amore». Dunque «Gesù viene inviato per amore e Gesù ama». Ma qual è l’amore di Gesù? «Tante volte - ha fatto notare - abbiamo letto stupidaggini sull’amore di Gesù! Ma l’amore di Gesù è grande». E, in particolare, ha indicato «tre amori di Gesù». 

domenica 1 giugno 2014

E’ possibile amare?

Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata. Eppure quant’è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi nell’amore! C’è persino chi giunge a dubitare che l’amore sia possibile. Ma se carenze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia un’utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L’amore è possibile e scopo di questo mio messaggio è di contribuire a ravvivare in ciascuno di voi, che siete il futuro e la speranza dell’umanità, la fiducia nell’amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia; un amore che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto[1].
Di altro parere sembrano essere molti giovani contemporanei. Scrive Antonio Socci:
Mi ha colpito una lettera – rimasta senza risposta – di uno studente del primo anno di liceo classico, uscita su “Repubblica”. Era titolata: “Perché tra noi liceali non si usa più ‘ti amo!’ ”.