L'amore non è un vestito già confezionato, ma stoffa da tagliare, preparare e cucire.
Non è un appartamento "chiavi in mano", ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare...
- Michel Quoist -
L’amore è una realtà meravigliosa,
è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo!
(Benedetto XVI)
venerdì 31 ottobre 2014
giovedì 30 ottobre 2014
L’amore è una qualità del proprio essere...
“L’amore è una qualità del proprio essere, se la si possiede, ne beneficia indistintamente chiunque ne venga a contatto, un amante, un amico, un figlio, uno sconosciuto.
Si dovrebbe stare insieme soltanto perché si sta bene “con”, e invece molto spesso si sta insieme perché si sta male “senza”.
Solo se hai sconfitto la paura della solitudine sarai capace di amare.
Solo se ami la solitudine ogni momento vissuto con l’altro diventa una scelta d’amore.”
- Osho -
mercoledì 29 ottobre 2014
2. E’ ancora possibile amare?
Considerando le difficoltà che l’essere umano riscontra, in particolare
nella nostra epoca, in ambito dell’amore, così si esprimeva ancora Benedetto
XVI:
Ogni persona avverte il desiderio di amare e di essere amata.
Eppure quant’è difficile amare, quanti errori e fallimenti devono registrarsi
nell’amore! C’è persino chi giunge a dubitare che l’amore sia possibile. Ma se
carenze affettive o delusioni sentimentali possono far pensare che amare sia
un’utopia, un sogno irraggiungibile, bisogna forse rassegnarsi? No! L’amore è
possibile (…) l’amore vero, fedele e forte; un amore che genera pace e gioia;
un amore che lega le persone, facendole sentire libere nel reciproco rispetto[1].
D’altra parte è indubbio che al potenziamento dell’intelligenza e delle
possibilità conoscitive dell’uomo, non è andato di pari passo il potenziamento
della sua capacità d’amore. Così come la rivoluzione sessuale celebrata nel ’68
(ma iniziata molto prima) non pare proprio aver portato gli uomini a sapersi
amare di più. Di fronte al moltiplicarsi di separazioni, liti, omicidi a
“causa” dell’amore, c’è anche chi si chiede se sia ancora possibile amare. Nel
contesto di una società “liquida”, anche l’amore risulta ben poco solido. La
libertà sessuale non ha generato maggior gioia di amare, semmai maggiore
complessità, maggiori devianze.
martedì 28 ottobre 2014
Parole e numeri dell’amore per il PROSSIMO
La giustizia deve avere un suo rigore e una sua pienezza, espressa attraverso il 3 e 4, numeri che nel computo simbolico vengono idealmente sommati così da raggiungere il 7. Ma, d’altro lato, a imporsi in tutta la sua grandezza è in ebraico il «hesed», ossia l’amore generoso e fedele che non conosce confini ed è infinito, perché tale è il valore del numero 1000
Di mons. Gianfranco Ravasi
Nihil caritate dulcius,
«nulla è più dolce dell’amore», scriveva sant’Ambrogio nella sua opera dal titolo ciceroniano De officiis. Ma nulla è anche più difficile da comprimere in una trattazione come l’amore. Noi, allora, ci accontenteremo di illustrare in forma essenziale e simbolica i vari "nomi", ossia le diverse iridescenze del tema dell’amore, l’entolé megále, come diceva Gesù, ossia il «comandamento massimo, cardinale, principe» dell’impegno morale e spirituale cristiano (vedi Mt 22, 34-40). Cercheremo anche di identificare alcuni "numeri" simbolici che esaltano l’autentica carità.
Nihil caritate dulcius,
«nulla è più dolce dell’amore», scriveva sant’Ambrogio nella sua opera dal titolo ciceroniano De officiis. Ma nulla è anche più difficile da comprimere in una trattazione come l’amore. Noi, allora, ci accontenteremo di illustrare in forma essenziale e simbolica i vari "nomi", ossia le diverse iridescenze del tema dell’amore, l’entolé megále, come diceva Gesù, ossia il «comandamento massimo, cardinale, principe» dell’impegno morale e spirituale cristiano (vedi Mt 22, 34-40). Cercheremo anche di identificare alcuni "numeri" simbolici che esaltano l’autentica carità.
Iniziamo col lessico biblico dell’amore.
LE PAROLE DELL’AMORE
lunedì 27 ottobre 2014
Piccolo intermezzo cinematografico
Un esempio cinematografico della capacità di
spendersi gratuitamente per l’altro e dell’accoglienza di questa logica della
gratuità lo troviamo nel Breve film sull’amore di Krzysztof Kieslowski (1988)[1].
Il film è entrato anche, lievemente modificato, come sesto episodio del celebre
Decalogo del regista polacco. Tutto il film ruota attorno
all’innamoramento di un giovane, Tomek, per la bella e spregiudicata Magda, che
consuma la sua vita passando da un amore all’altro, poiché non crede che
l’amore possa esistere. E’ questo quello che troverà nella relazione con Tomek
disposto a sacrificare anche la sua vita pur di farglielo capire. Le difficoltà
e le resistenze che Magda manifesta verso Tomek sono un’efficace
rappresentazione del processo sofferto e gioioso nello stesso tempo di
purificazione e di accoglienza dell’amore autentico, reso possibile, qui in
modo evidente, dalla passione, in tutti i sensi, di Tomek, immagine simbolo del
Cristo, per lei.
[1]
Per un commento cinematografico e simbolico del film cfr. A. Spadaro, Una lettura teologica di “Breve film sull’amore” di K. Kieslowski,
Guaraldi, Rimini 1999, disponibile anche come e-book scaricabile gratuitamente
presso il sito dell’autore (fra l’altro direttore de La Civiltà Cattolica): http://www.antoniospadaro.net/kieslowski.pdf
.
domenica 26 ottobre 2014
L'amore vince tutto, avevo spesso sentito ripetere.
L'amore vince tutto, avevo spesso sentito ripetere. L'amore è più forte della morte. E invece non è vero, perché l'amore, anche se esiste, è fragile.
È così fragile da essere pressoché invisibile. Ed essere invisibile e non esistere è quasi la stessa cosa.
- Susanna Tamaro -
sabato 25 ottobre 2014
Sull'amore
Commenta il noto sacerdote gesuita Jorge Loring:
“per sposarsi è indispensabile amarsi; per amarsi bisogna conoscersi; per conoscersi bisogna trattarsi; per trattarsi, bisogna prima incontrarsi”.
L'amore non consiste nel guardarsi l'un l'altro, ma in una ricerca comune di Dio. Gli sposi non diventano idoli l'uno dell'altro, né fanno della loro felicità la meta della loro vita: sarebbe andare verso la sterilità. Piuttosto, vogliono rispondere a una chiamata di Dio e costruire con Lui la propria vita, ed è Dio che darà loro la felicità.
Come segnala la Conferenza Episcopale Argentina nel suo commento sull'amore, “ogni amore vero viene da Dio ed è qualcosa di Dio, per cui l'amore o è eterno o non c'è”.
“per sposarsi è indispensabile amarsi; per amarsi bisogna conoscersi; per conoscersi bisogna trattarsi; per trattarsi, bisogna prima incontrarsi”.
L'amore non consiste nel guardarsi l'un l'altro, ma in una ricerca comune di Dio. Gli sposi non diventano idoli l'uno dell'altro, né fanno della loro felicità la meta della loro vita: sarebbe andare verso la sterilità. Piuttosto, vogliono rispondere a una chiamata di Dio e costruire con Lui la propria vita, ed è Dio che darà loro la felicità.
Come segnala la Conferenza Episcopale Argentina nel suo commento sull'amore, “ogni amore vero viene da Dio ed è qualcosa di Dio, per cui l'amore o è eterno o non c'è”.
venerdì 24 ottobre 2014
L'egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile...
"L'egoismo umano a volte gioca brutti scherzi inconsci anche nel cuore più adorabile. Ma una volta che ci si rende conto di questo, una volta che Dio è messo sul trono, nel matrimonio entra un enorme potere, per cui gli errori e i peccati dei due che sono stati fatti uno, possono servire per la reciproca santificazione."
Gilbert Keith Chesterton (1874 - 1936)
giovedì 23 ottobre 2014
mercoledì 22 ottobre 2014
L'amore umano che si concretizza nel matrimonio...
"L'amore umano che si concretizza nel matrimonio deve costituire la pietra di un guado verso l'amore universale."
Mohandas Karamchand Gandhi, detto il Mahatma (1869 - 1948)
martedì 21 ottobre 2014
L’atteggiamento fondamentale dei cattolici che vogliono convertire il mondo è quello di amarlo...
“L’atteggiamento fondamentale dei cattolici che vogliono convertire il mondo è quello di amarlo. Questo è il genio dell’apostolato: saper amare. Ameremo il nostro tempo, la nostra civiltà, la nostra tecnica, la nostra arte, il nostro sport, il nostro mondo.”
Paolo VI (nato Giovanni Battista Montini, 1897 – 1978), discorso al Congresso mondiale dell’apostolato dei laici Roma, 9 ottobre 1957
giovedì 16 ottobre 2014
Vocazione ad amare
“Non è cambiato il disegno di Dio, che ha iscritto nell'uomo e nella donna la vocazione all'amore e alla famiglia. (…) nessun errore e nessun peccato, nessuna ideologia e nessun inganno umano possono sopprimere la struttura profonda del nostro essere, che ha bisogno di essere amato ed è a sua volta capace di amore autentico.”
Papa Giovanni Paolo II (nato Karol Józef Wojtyła, 1920 – 2005)
mercoledì 15 ottobre 2014
Consigli di (ri)lettura: il Cantico dei cantici
http://ilregno-blog.blogspot.it/2014/10/consigli-di-rilettura-il-cantico-dei.html
(di Brunetto Salvarani, dal blog de "Il Regno", 14 ottobre 2014)
Diceva Paul Ricoeur: «Invece di esaltare l’amore, sarebbe meglio occuparsi seriamente della sessualità». Siamo entrati nella seconda settimana del Sinodo, e sempre più vale la pena di non dimenticare che – sui temi in discussione – occorre avere una veduta lunga e una grande disponibilità all’ascolto. Quelle che, sinora, parrebbero non essere mancate durante i lavori sinodali.
La corporeità e la sessualità, infatti, sono da sempre temi affascinanti quanto enigmatici e indecifrabili: un paradosso tra materialità e immaterialità, continuità e cambiamento, individualità e socialità, autonomia e relazionalità, controllo e ribellione. Nemmeno le religioni hanno potuto sottrarsi al fascino di questi temi, cercando nel corso della loro lunga storia di gestire le ambiguità del corporeo attraverso svariati riti, concetti e norme.
lunedì 13 ottobre 2014
1.6 Infatuazione, innamoramento e amore
“La cosa più difficile da trovare nei legami amorosi è l’amore”[1]
“Tra l’innamorarsi e amare c’è molta differenza. Quando una persona si
innamora non lo fa apposta: succede. Ma per amarsi bisogna sudare, soffrire,
ridere, stare svegli, donarsi. L'amore non succede. L’amore si fa” (Francesco
Roversi)
Prima di introdurci nell’ esperienza dell’amore così come è vissuta nel
mondo odierno, sarà utile chiarire la differenza tra alcune realtà che confondiamo
con l’amore, in particolare l’infatuazione e l’innamoramento, tappe preliminari
che possono portare ad una storia d’amore.
La prima fase che solitamente ci spinge verso una persona è quella dell’infatuazione, in cui ci prendiamo la
cosiddetta cotta per qualcuno. Nell’infatuazione manca ancora una reale
conoscenza dell’altro, dei suoi interessi, dei suoi gusti, del suo modo di
essere, dei suoi progetti, della sua visione della vita. Probabilmente con
l’infatuazione non si ama qualcuno ma “qualcosa”: ci attrae
un insieme di qualità piuttosto che una persona concreta con i suoi pregi e
soprattutto i suoi limiti. L’infatuazione e l’attrazione così come nascono con
molta facilità, altrettanto facilmente scompaiono.
La tappa successiva è l’innamoramento[2]. L’attrazione
per una persona non è più legata solo all’aspetto fisico di questa o a
superficiali caratteristiche, ma per l’insieme del suo essere – modo di
pensare, di vivere e di comportarsi – visto ancora in maniera ideale,
totalmente positiva, esagerata, irreale[3]. Quando
ci innamoriamo abbiamo una visione parziale e condizionata emotivamente. A
differenza della cotta, quando siamo innamorati conosciamo realmente il nostro
partner ma i lati positivi vengono ingigantiti e quelli negativi trascurati: tutto
è magico e perfetto. E soprattutto, l’innamoramento prima o poi finisce,
per cedere il passo, a volte, all’amore vero e proprio.
L’innamoramento accade, l’amore invece si sceglie, giorno per giorno.
Man mano che la storia va avanti e si conosce sempre meglio la persona di cui
ci siamo innamorati, è inevitabile infatti che accanto alle luci emergano anche
le ombre di questa persona. E la stessa scoperta la fa il nostro partner, che
impara a conoscerci meglio. È allora questo il momento in cui la relazione ci chiede
un passaggio di maturità che fa mettere in gioco appunto la nostra libertà: la
libertà di accettare l’altro fino ad amarlo per quello che è realmente e quindi
anche con i suoi difetti e i suoi limiti. Se non si fa questo importante
passaggio, rimarremo ancorati ad un’idea troppo astratta e idealistica
dell’amore. Un’idea che, probabilmente, esiste soltanto nelle favole.
Non è strano allora che la storia presto o tardi finisca, e anche in
modo improvviso. Svegliarsi e accorgersi che l’altra persona è testarda, per
esempio, e chiedersi “com’è che non me ne sono accorto prima?”,
significa il più delle volte non aver superato la fase dell’innamoramento, che
non ci fa dare il giusto peso ai limiti che l’altro magari ha sempre avuto.
Insomma, tutte le tappe di una storia sono importanti, perché ognuna ha le sue caratteristiche che la rendono unica e necessaria per costruire la relazione con una persona. Non pensiamo però che la tappa più importante sia solo l’ultima. L’innamoramento potrebbe essere una formidabile palestra dell’amore ed anche uno dei momenti fondamentali per il prosieguo della relazione. Dipende da come viene vissuto. Potrebbe dare una bella spinta per prendere lo slancio verso l’amore o potrebbe lasciarci ad un livello superficiale che ci impedisce di entrare in una relazione matura.
Insomma, tutte le tappe di una storia sono importanti, perché ognuna ha le sue caratteristiche che la rendono unica e necessaria per costruire la relazione con una persona. Non pensiamo però che la tappa più importante sia solo l’ultima. L’innamoramento potrebbe essere una formidabile palestra dell’amore ed anche uno dei momenti fondamentali per il prosieguo della relazione. Dipende da come viene vissuto. Potrebbe dare una bella spinta per prendere lo slancio verso l’amore o potrebbe lasciarci ad un livello superficiale che ci impedisce di entrare in una relazione matura.
Senza questa spinta tutto diverrebbe più difficile. È anche vero che la
spinta non basta, perché poi bisogna dare continuità al rapporto. L’amore
bisogna costruirlo: e il cammino che porta a questa meta è lungo tutta una
vita. Sono moltissime le persone che nella loro vita continuano ad
innamorarsi concludendo di volta in volta, quando l'innamoramento finisce, che
il partner non era la persona giusta ed alla successiva occasione si illudono
di aver finalmente trovato la persona ideale, il vero amore. Ma il problema è
veramente quello di trovare la persona giusta o è quello di non riuscire
veramente ad amare una persona concreta con i suoi inevitabili difetti e con i
miei limiti?
Certo amare è più impegnativo del semplice
innamorarsi, ma è anche più bello, nel senso che conduce ad una
felicità più profonda e duratura della gioia che si sperimenta durante
l'innamoramento. Tra i due c'è la stessa differenza che passa tra l'entusiasmo
che si solleva all'idea di raggiungere la vetta di una montagna che si
contempla dal basso e ci si immagina mentre la si scala, e quindi «si sogna» la
montagna ed il nostro essere arditi scalatori, e il vero e proprio salire sulla
montagna. Nella salita reale
l'entusiasmo si attenuerà, occorrerà una lunga meticolosa ed anche noiosa
preparazione, ci saranno dei momenti di fatica, si sperimenterà il
freddo, la paura, la sete e a volte si maledirà l'idea di salire in cima e
verrà la tentazione di lasciar perdere tutto e tornare a valle, ma una volta
arrivati e durante lo stesso cammino si sperimenterà una felicità profonda che
ha il sapore delle cose reali, magari talvolta aspro e amaro, ma senz' altro
più consistente e più capace di riempire lo stomaco del sapore tenue e delicato
dei sogni.
Una storia
d’amore nasce spesso dal sentire sintonia di vita e di passioni. Eppure è bene
non cercare solo le cose che uniscono, ma imparare a scoprire e amare le cose
che rendono differenti. Nel momento in cui l’amore fa irruzione nella vita, la
tentazione è di compiacersi nel fare l’elenco di tutto quel che si ha in
comune: “Tu ami la musica, e anch’io; a te piace la montagna, anche a me…”. In
realtà sono tante le cose che li distinguono: il modo di pensare, di sentire,
di credere, d’amare. Il rischio è che arrivi il giorno in cui non si
sopporteranno più queste differenze e che si dica: “Era diverso, ora è un’altra
persona”. E questo solo perché ci si era illusi che fosse una sorta di copia di
me.
L’istinto di conservazione, il bisogno di far rispettare i propri
diritti fanno si che si conosca una insoddisfazione latente pronta a
trasformarsi in conflitto aperto. Perché noi abbiamo continuamente qualcosa da
rivendicare. Invece di essere al servizio dell’altro vogliamo che l’altro sia
al nostro servizio. Abbiamo il nostro modo personale di voler essere amati e
quello che non va in quel senso diventa frustrazione intollerabile, “crudeltà
mentale”. E dal momento che l’altro prova lo stesso desiderio, si arriva ai
ferri corti.
Patner in regime di eguaglianza: questo implica che si rispettino
la personalità dell’altro, i suoi gusti, le sue aspirazioni, che non si
impongano le proprie, come se avessimo la verità in tasca, la scienza infusa[4].
Infine
una constatazione linguistica che fa pensare. «Innamorarsi» è un verbo riflessivo: io innamoro me stesso
utilizzando qualcosa come un detonatore che fa partire un'esplosione affettiva
che si consuma solo dentro di me. E’ una esplosione intensa che mi fa provare
emozioni bellissime e dolorosissime, ma comunque mi fa sentire terribilmente
vivo. Non ho quasi nessun controllo su questo processo che avviene e di cui mi
ritrovo spettatore: mi innamoro anche se non voglio, sono travolto dalla
passione anche contro ogni mia volontà; «mi innamoro» esattamente come «mi
ammalo» o «mi perdo».
«Amare», al contrario, è un verbo transitivo:
io amo qualcosa che è al di fuori di me; sono soggetto di una azione che posso
fare e non fare; l'amore è una libera scelta, l'innamoramento no.
[1] F. de La
Rochefoucauld, Massime (1665), p.102
[2] “Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la
parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è
una delle emozioni più eccitanti della vita. È ancora più meravigliosa e
miracolosa per chi è vissuto solo, isolato, senza affetti. Il miracolo di
questa intimità improvvisa è spesso facilitato se coincide, o se inizia, con
l'attrazione sessuale. Tuttavia, questo tipo di amore è per la sua stessa
natura un amore non duraturo. Via via che due soggetti diventano bene
affiatati, la loro intimità perde sempre di più il suo carattere miracoloso,
finché il loro antagonismo, i loro screzi la reciproca sopportazione uccidono
ciò che resta dell'eccitamento iniziale. Eppure, all'inizio, essi non lo sanno;
scambiano l'intensità dell'infatuazione, il folle amore che li lega, per la
prova dell'intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare
l'intensità della loro solitudine”. (E.Fromm, L’arte di amare, cit. p.20-21)
[3]
“…l’amante vede l’amato attraverso le
lenti deformanti del proprio desiderio: tutto quello che si vorrebbe avere e
che non si ha; tutto quello che ci dovrebbe rendere felici e che ci manca”
(M.Marzano, L’amore è tutto, op.
cit., p.30)
[4] M.-R.
Bous, Imparare ad amare, p.27
mercoledì 8 ottobre 2014
E gli sposi presero la parola...
di Ron e Mavis Pirola | 07 ottobre 2014 http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1818
La prima delle coppie che partecipano al Sinodo ieri ha preso la parola davanti ai vescovi. Ecco (in una nostra traduzione) che cosa ha detto
Cinquantacinque anni fa, attraversavo una stanza e vidi una ragazza bellissima. Cominciammo a conoscerci a vicenda e alla fine arrivammo al passo di prometterci vicendevolmente l'un l'altra nel matrimonio. Ci accorgemmo subito che vivere la nostra nuova vita insieme sarebbe stato straordinariamente complesso. Come in tutti i matrimoni abbiamo vissuto momenti meravigliosi insieme, ma anche momenti di rabbia, di frustrazione e lacrime e anche la paura assillante di un matrimonio fallito. Eppure eccoci qui, sposati da 55 anni e ancora innamorati. Si tratta certamente di un mistero.
Quell'attrazione che abbiamo provato la prima volta e la forza che ha continuato a tenerci abbracciati era essenzialmente di natura sessuale. Le piccole cose che ciascuno ha fatto per l'altro, le telefonate e i bigliettini, il modo in cui abbiamo programmato le nostre giornate e le cose che abbiamo condiviso sono state espressioni esteriori del nostro desiderio di intimità reciproca.
La prima delle coppie che partecipano al Sinodo ieri ha preso la parola davanti ai vescovi. Ecco (in una nostra traduzione) che cosa ha detto
Cinquantacinque anni fa, attraversavo una stanza e vidi una ragazza bellissima. Cominciammo a conoscerci a vicenda e alla fine arrivammo al passo di prometterci vicendevolmente l'un l'altra nel matrimonio. Ci accorgemmo subito che vivere la nostra nuova vita insieme sarebbe stato straordinariamente complesso. Come in tutti i matrimoni abbiamo vissuto momenti meravigliosi insieme, ma anche momenti di rabbia, di frustrazione e lacrime e anche la paura assillante di un matrimonio fallito. Eppure eccoci qui, sposati da 55 anni e ancora innamorati. Si tratta certamente di un mistero.
Quell'attrazione che abbiamo provato la prima volta e la forza che ha continuato a tenerci abbracciati era essenzialmente di natura sessuale. Le piccole cose che ciascuno ha fatto per l'altro, le telefonate e i bigliettini, il modo in cui abbiamo programmato le nostre giornate e le cose che abbiamo condiviso sono state espressioni esteriori del nostro desiderio di intimità reciproca.
lunedì 6 ottobre 2014
1.5.4 L’eros senza agape e l’agape senza eros (ovvero il corpo senza anima e l’anima senza corpo)
Dividendo l’eros dall’agape troviamo:
…un amore romantico, più spesso
passionale, fino alla violenza. Un amore di conquista che riduce fatalmente
l’altro a oggetto del proprio piacere e ignora ogni dimensione di sacrificio,
di fedeltà e di donazione di sé. Non occorre insistere nella descrizione di
questo amore perché si tratta di una realtà che abbiamo quotidianamente sotto
gli occhi, propagandata com’è in maniera martellante da romanzi, film, fiction televisive,
internet, riviste cosiddette “rosa”. È quello che il linguaggio comune intende,
ormai, con la parola “amore” [1].
Freud ha dato una spinta notevole a questa linea,
riducendo l’amore a eros e l’eros a libido, a pura pulsione
sessuale. Da qui deriva anche la connessione classica tra eros e thanatos,
tra amore e morte[2]. L’amore che per sua
natura dovrebbe portare alla vita, porta invece ormai alla morte[3].
giovedì 2 ottobre 2014
1.5.3 Non contrapponendo, ma unendo: un percorso teologico
Molti teologi del
passato distinguono nettamente l’amore in due estremi: da una parte l’amore
puramente umano, terreno, volto al bene personale e caratterizzato da
perversioni, egoismo, cupidigia o libidine, disordine morale, perversioni,
impurità, turbolenze, litigiosità, invidie, violenze, possesso. Dall’altra
parte abbiamo l’amore divino o spirituale, volto al bene dell’altro e al bene
comune e caratterizzato da oblatività, purezza, pacatezza, rispetto. L’uomo è
chiamato da Dio ad arrivare al secondo amore attraverso la disciplina, la purificazione,
la carità, la fede[1].
Jeanrond nel capitolo V del suo recente saggio Teologia dell’amore[2] analizza, in ambito protestante,
quattro approcci teologici all’amore diversi ma collegati dalla convinzione che
l’amore divino, l’agape, deve essere l’unico criterio per qualsiasi
considerazione dell’amore umano, fondamentalmente erotico e inappropriato se
non in unione con quello divino.
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