Al potenziamento dell’intelligenza e delle possibilità conoscitive
dell’uomo, non è andato di pari passo il potenziamento della sua capacità
d’amore. Così come la rivoluzione sessuale celebrata nel ’68 (ma iniziata molto
prima) non pare proprio aver portato gli uomini a sapersi amare di più. Di
fronte al moltiplicarsi di separazioni, liti, omicidi a “causa” dell’amore, c’è
anche chi si chiede se sia ancora possibile amare. Nel contesto di una società
“liquida”, anche l’amore risulta ben poco solido. La libertà sessuale non ha
generato maggior gioia di amare, semmai maggiore complessità, maggiori
devianze.
La percentuale di chi divorzia dopo un periodo di convivenza è
inaspettatamente maggiore di chi non ha prima convissuto. Dove si fonda
l’amore? Basta conoscere l’altro? E’ un problema di “oggetto” (“ho capito che
non era l’uomo giusto per me”, “è
diventata un’altra persona, non la riconosco più”…) o è un problema di capacità
d’amare?
Sappiamo benissimo che la felicità o l’infelicità
sulla terra non dipende tanto dal conoscere o non conoscere, quanto dall’amore
o non amare, dall’essere amato o non essere amato. Non è difficile capire
perché siamo così ansiosi di accrescere le nostre conoscenze e così poco di
accrescere la nostra capacità di amare: la conoscenza si traduce
automaticamente in potere, l’amore…in servizio[1].
La bella notizia che il cristiano è chiamato a testimoniare e a
condividere è che è possibile amare. Che è possibile amare tutti, anche i
nemici. Che questa società può essere trasformata in bene nell’amore. E’ un
ideale grande per cui vivere e anche morire[2].
Ma è possibile amarsi “per sempre”? Se lo è chiesto recentemente anche
Papa Francesco che incontrando i fidanzati il 14 febbraio 2014(giorno di San
Valentino, patrono degli innamorati) ha così risposto:
Oggi tante persone hanno paura di fare scelte definitive. (…)Ma è una paura
generale, propria della nostra cultura. Fare scelte per tutta la vita,
sembra impossibile. Oggi tutto cambia rapidamente, niente dura a lungo… E
questa mentalità porta tanti che si preparano al matrimonio a dire: “stiamo
insieme finché dura l’amore”, e poi? Tanti saluti e ci vediamo… E finisce così
il matrimonio. Ma cosa intendiamo per “amore”? Solo un sentimento, uno stato
psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di
solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà
che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una
casa. (…) Non volete fondarla sulla sabbia dei sentimenti che vanno e vengono,
ma sulla roccia dell’amore vero, l’amore che viene da Dio. La famiglia nasce da
questo progetto d’amore che vuole crescere come si costruisce una casa che sia
luogo di affetto, di aiuto, di speranza, di sostegno. Come l’amore di Dio è
stabile e per sempre, così anche l’amore che fonda la famiglia vogliamo che sia
stabile e per sempre. Per favore, non dobbiamo lasciarci vincere dalla “cultura
del provvisorio”! Questa cultura che oggi ci invade tutti, questa cultura del
provvisorio. Questo non va![3]
[1]
R. Cantalamessa, Il canto dello Spirito,
p.287. Così S. Paolo: “la conoscenza
riempie di orgoglio, mentre l’amore edifica” (1 Cor 8,1) e Goethe, in una
delle tesi finali del Faust: “solo
l’amore redime e salva, mentre la scienza e la sete di conoscenza, da sola, può
dannare”.
[2]
Il problema del cristianesimo, scrive il Card. Ratzinger è che “sembra che limiti l’uomo in tutto, che
guasti la sua gioia di vivere, che limiti la sua libertà e lo conduca non al
largo, ma nell’angustia, nello stretto. Si può rilevare che qualcosa di simile
accadde già nell’antichità quando i rappresentanti del potere statale romano
lanciarono il seguente appello ai romani: tornate alla nostra religione, la
nostra religione è gioiosa, abbiamo feste, gozzoviglie e divertimenti, e voi
credete in uno che è stato crocifisso. All’epoca i cristiani riuscirono a
dimostrare, in modo persuasivo, quanto i
divertimenti del mondo degli dei fossero vuoti e insipidi, e quale altezza
regala la fede in quel Dio che soffre con noi e ci porta sulla via della vera
grandezza”. J.Ratzinger, Lettera a Marcello Pera, in M.Pera-J. Ratzinger,
Senza radici, Mondadori, Milano 2004.
[3] Papa Francesco, discorso ai fidanzati che preparano
il matrimonio: http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2014/february/documents/papa-francesco_20140214_incontro-fidanzati_it.html Prosegue: “Dunque come si cura questa paura del “per
sempre”? Si cura giorno per giorno affidandosi al Signore Gesù in una vita che
diventa un cammino spirituale quotidiano, fatto di passi - passi piccoli, passi
di crescita comune - fatto di impegno a diventare donne e uomini maturi nella
fede. Perché, cari fidanzati, il “per
sempre” non è solo una questione di durata! Un matrimonio non è riuscito
solo se dura, ma è importante la sua qualità. Stare insieme e sapersi amare per
sempre è la sfida degli sposi cristiani. Mi viene in mente il miracolo della
moltiplicazione dei pani: anche per voi, il Signore può moltiplicare il vostro
amore e donarvelo fresco e buono ogni giorno. Ne ha una riserva infinita! Lui
vi dona l’amore che sta a fondamento della vostra unione e ogni giorno lo
rinnova, lo rafforza. E lo rende ancora più grande quando la famiglia cresce
con i figli. In questo cammino è importante, è necessaria la preghiera, sempre.
Lui per lei, lei per lui e tutti e due insieme. Chiedete a Gesù di moltiplicare
il vostro amore. Nella preghiera del Padre Nostro noi diciamo: “Dacci oggi il
nostro pane quotidiano”. Gli sposi
possono imparare a pregare anche così: “Signore, dacci oggi il nostro amore
quotidiano”, perché l’amore quotidiano degli sposi è il pane, il vero pane
dell’anima, quello che li sostiene per andare avanti. (…) Questa è la
preghiera dei fidanzati e degli sposi. Insegnaci ad amarci, a volerci bene! Più
vi affiderete a Lui, più il vostro amore sarà “per sempre”, capace di
rinnovarsi, e vincerà ogni difficoltà”.
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