L’amore è una realtà meravigliosa,

è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo!

(Benedetto XVI)



domenica 11 maggio 2014

Amor sui ... Amor Dei. Amore sacro e amor profano. L’ambiguità della parola amore

L’amore è l’espressione teologica per eccellenza, quella che definisce la realtà di Dio[1], la creazione e il fine di ogni cosa. Eppure l’amore umano, vissuto con grande trasporto, ma sempre con grandi difficoltà, sembra essere oggi un argomento nei confronti del quale Dio ha poco da dire, da insegnare. Un argomento che la Chiesa sembrerebbe guardare con sospetto e diffidenza, tanto da porre in evidenza regole e discipline che appaiono limitare l’esperienza dell’amore.
A sua volta la cultura occidentale che da sempre ha esaltato l’esperienza dell’amore ponendolo al centro di canti, poemi, romanzi, film, dipinti, in genere di ogni espressione artistica, ha acuito l’ambiguità di tale esperienza abusando della parola amore. Si può amare un oggetto (campo in cui la pubblicistica si ingegna ad associare all’acquisto l’idea di passione, di piacere), una persona (con una pluralità di modalità- amicale, fraterno, filiale, passionale…- e senza limiti di età e di sesso). Si può amare un particolare lavoro, una particolare attività (suonare, ascoltare, leggere…).
In tutta questa molteplicità di significati, però, l'amore tra uomo e donna, nel quale corpo e anima concorrono inscindibilmente e all'essere umano si schiude una promessa di felicità che sembra irresistibile, emerge come archetipo di amore per eccellenza, al cui confronto, a prima vista, tutti gli altri tipi di amore sbiadiscono[2]. 
Oggi l’amore è sempre più legato al piacere del soggetto che ama, indipendentemente da chi riceve tale amore: è in corso una sorta di oggettivizzazione dell’amore e, massimo della modernità, una sorta di virtualità dell’amore delegato (o perlomeno mediato) dai moderni mezzi di comunicazione. L’amore è mercificato e non solo in quanto conosce l’alto profitto della prostituzione, ma in quanto segnato e guidato dalla mentalità capitalistica e commerciale: se faccio di tutto per essere amabile, per aumentare il mio valore di appetibilità (a partire dalla confezione esterna che è il corpo) posso acquistare nel mercato la migliore merce in circolazione. Valgo e dunque acquisto ciò che corrisponde al mio valore, per un tempo delimitato, finché uno dei due contraenti non ha trovato una merce migliore da acquistare a quel prezzo. Cosa rende commercialmente preziosa la mia persona? Un bel corpo, ovviamente, da tenere sempre in forma e ritoccare anche chirurgicamente quando occorre; successo e disponibilità economica; carattere estroverso e audace…
L’amore, dimensione fondamentale e forza irresistibile nella vita dell’uomo, può dunque assumere caratteristiche ben diverse che possono essere via via declinate in termini negativi come concupiscenza, libidine, egoismo, odio, gelosia, invidia, peccato, aggressività, perversione[3]; in termini positivi come carità, dilezione, misericordia, amicizia, altruismo; in termini meno marcati da valutazioni morali come passione, sesso, desiderio[4]
Nel nome dell’amore si compiono anche crimini e omicidi: oggi si coniano parole nuove (per crimini ben conosciuti anche nel passato), come femminicidio e stalking, si propagano atti criminali odiosi come le deturpazioni della persona “amata” con acidi…



[1]Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4,16).
[2] Benedetto XVI, Deus Caritas Est, 2. La prima lettera enciclica di Papa Benedetto XVI (del 25.12.2005)  sarà inevitabilmente il punto di riferimento costante di tale riflessione.
[3] La perversione è spesso associata al concetto di filia come la pedofilia, la zoofilia o la necrofilia. Sono tendenze patologiche che ricercano l’eccitazione sessuale attraverso pratiche legate al dolore – proprio o altrui- come il sadismo o il masochismo, o al piacere legato agli oggetti (feticismo), al vedere o al farsi vedere (voyerismo o esibizionismo), all’ascolto (turpiloquio o telefonate oscene), a funzioni corporee fisiologiche (urina e feci)…
[4] Agostino, insieme a molti altri teologi del passato, distingue nettamente l’amore in due estremi: da una parte l’amore puramente umano, terreno, volto al bene personale e caratterizzato da perversioni, egoismo, cupidigia o libidine, disordine morale, perversioni, impurità, turbolenze, litigiosità, invidie, violenze, possesso. Dall’altra parte abbiamo l’amore divino o spirituale, volto al bene dell’altro e al bene comune e caratterizzato da oblatività, purezza, pacatezza, rispetto… L’uomo è chiamato da Dio ad arrivare al secondo amore attraverso la disciplina, la purificazione, la carità, la fede… (Cf. Agostino, De gen. Ad litt., 11,15).

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