La relazione sessuale è sicuramente condizionata dall’istinto sessuale e
dalla ricerca del piacere che la coppia può donarsi reciprocamente. Tuttavia la
dimensione istintiva negli esseri umani non è preponderante. Ciò che distingue
l’uomo dagli altri animali è proprio la sua autoconsapevolezza e la sua libertà
rispetto ai propri istinti. Gli animali sono determinati dai propri istinti e
non possono scegliere di fare altrimenti. E’ per questo che i cani di 2000 anni
fa facevano più o meno la stessa vita da cani che fanno oggi, mentre gli esseri
umani hanno imparato molte cose, se le sono trasmesse di generazione in
generazione, hanno, ad esempio, trovato mille modi in cui procacciarsi e
preparare il cibo. Per un ideale possono scegliere di lasciarsi morire di fame,
di vivere periodi di digiuno, di attendere l’arrivo di altre persone per
soddisfare la propria fame e di farlo secondo ritualità e modalità molto
elaborate.
Se la dimensione istintiva non è normata e controllata, ci spinge ad
abusare dell’altro, diventa una forza che ci fa compiere cose che sentiamo o
sappiamo essere negative per noi e per l’altra persona. E’ la dimensione della
concupiscenza della “carne” di cui parla in particolare San Paolo.
La filosofia greca, in modo particolare quella platonica, vede nel corpo
un “carcere” da cui liberarsi. Questo concetto negativo ha influenzato anche il
pensiero cristiano, soprattutto la speculazione teologica e filosofica di
sant’Agostino, che s’ispira appunto a Platone. Nei suoi scritti emerge spesso
una visione negativa del sesso, visto come strumento della concupiscenza più
che come strumento espressivo dell’amore umano. Tale convinzione è stata
sicuramente influenzata dalla sua tumultuosa esperienza sessuale giovanile
descritta nelle Confessioni.
Egli ammette la bontà originaria del sesso, ma accentua la corruzione
portatavi dal peccato, al punto da ritenere leciti, anche nel matrimonio, solo
i rapporti finalizzati alla procreazione. Il suo pensiero ha un influsso
decisivo su teologi, moralisti e giuristi fino a tempi recenti. E’ stato il
Concilio Vaticano II ad evidenziare con chiarezza come il corpo sia il mezzo
espressivo dell’amore, e la bontà intrinseca dei rapporti matrimoniali anche
solo come mezzo espressivo d’amore tra gli sposi[1].
[1]
Concilio Vaticano II, Gaudium et spes,
nn.49 e 51. Cf. Giovanni Paolo II, Catechesi
sulla teologia del corpo, in Sessualità
e Amore, ed Messaggero, Padova 1981.
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