C’è chi dice no!
L’amore
si oppone a regole, limiti e divieti? Esso è possibile sono in assenza di tutto
questo? Tanti detti sembrano confermarlo: “love
is love” (l’amore giustifica ogni tipo di amore); “ama e fa ciò che vuoi”; “all’amor
non si comanda”; “va’ dove ti porta
il cuore”; “il cuore ha ragioni che
la ragione stessa non può capire”… Sono solo alcuni dei celebri slogan,
spesso mal compresi, che inneggiano all’amore “libero”, senza tabù, senza
regole. Ma è proprio così? In amore è “vietato vietare” come si gridava nelle
proteste del ’68?
Che ne pensate?
Una riflessione
Non è
già una regola, comunemente accettata da tutti, che non si può amare andando
contro il rifiuto dell’altro? Non si ritiene giusto rispettare la fedeltà
promessa al partner e quindi sbagliata l’infedeltà? Non condividiamo tutti la
condanna di chi tradisce l’amicizia provandoci con la ragazza dell’amico? Sono
solo alcune delle regole “sociali” legate alla sfera affettiva e sessuale. A queste
regole si aggiungono, spesso contrastate, sbeffeggiate e non rispettate, le
regole morali indicate dalla chiesa nei confronti della sessualità: sono limiti
(obsoleti) ad amare? La “volontà di Dio” e il messaggio cristiano sono volti a
limitare l’essere umano nelle sue espressioni più coinvolgenti e belle? O
vogliono piuttosto la sua libertà e la sua felicità?
Un approfondimento(1): genesi e significato
della frase “Ama e fa ciò che vuoi”
“Ama e fa ciò che vuoi” è una delle frasi
più citate di sant’Agostino[1]. L’autore sembra
incitare alla libertà più ampia, al superamento di ogni tabù e regola. In
realtà ciò che Agostino vuol dire è che se amiamo come Dio ci ha insegnato e
comandato, se viviamo la “carità”, ovvero un amore gratuito, volto al bene
dell’altro prima che al nostro, un amore oblativo, rispettoso dell’altro…
allora possiamo fare qualunque cosa, vivere qualunque relazione senza temere di
sbagliare o di cadere nelle passioni ingannatrici e in spinte egoistiche e
mortifere.
Perciò, fratelli, esercitate la carità, dolce e salutare
vincolo delle anime: senza di essa il ricco è povero; con essa il povero è
ricco. Essa è paziente nella avversità, moderata nella prosperità. E` forte in
mezzo alle dure sofferenze, piena di gioia nelle opere buone; nelle tentazioni
sicurissima; nell'ospitalità larghissima; lietissima tra i veri fratelli;
pazientissima con quelli falsi. (…) E` umana nei cristiani che si confessano,
divina nel perdono che Cristo accorda. Ma che potrei mai dire di più o con
maggior ricchezza di quanto ha detto il Signore, che intona una lode alla
carità per bocca dell'Apostolo, il quale dimostra la superiorità, su tutte, di
questa via?
Quanto è grande la carità! (…) Che cosa c'è di più magnanimo
che dare la vita per i malvagi? Quale benevolenza maggiore che amare i nemici?
Solo la carità fa sì che la felicità altrui non ti turbi, perché non è gelosa.
Solo essa non si esalta per la prosperità, perché non si gonfia di superbia. In
virtù di essa sola non vi è rodìo di cattiva coscienza, perché non agisce con
ingiustizia. Essa va tranquilla fra gli insulti, è benefica fra gli odi. Di
fronte al ribollire delle ire è placida, in mezzo a trame insidiose è
innocente. E` afflitta nelle cattiverie, respira nella verità. Di fronte alle
ingiurie che cosa vi è di più forte della carità? In quanto non ricambia le
offese ma lascia correre. Che cosa vi è di più fedele della carità? Fedele non
all'effimero ma all'eterno. Essa sopporta tutto nella presente vita, per la
ragione che tutto crede sulla futura vita: sopporta tutte le cose che qui ci
sono date da sopportare, perché spera tutto quello che le viene promesso là.
Giustamente non ha mai fine. Perciò praticate la carità e portate, meditandola
santamente, frutti di giustizia. E se troverete voi, a sua lode, altre cose che
io non vi abbia detto ora, lo si veda nel vostro modo di vivere.
Un approfondimento
(2): “Il cuore
ha le sue ragioni, che la ragione non conosce” (Pascal)
Sembrerebbe che Pascal voglia confermare tutta
una serie di detti comuni: i sentimenti non possono essere governati dalla
ragione; al cuore non si comanda; non si può razionalizzare l'attrazione che
proviamo per qualcuno… Pascal in realtà parla delle "ragioni del
cuore" nel senso di quella illuminazione divina che permette al cristiano
di concepire la fede in Dio come un'esigenza profonda, viscerale, al di là di
ogni tentativo di cogliere il divino attraverso la ragione - cosa che invece
ritenevano, seppur con accenti ben diversi tra loro, altre menti illustri
dell'epoca quali Cartesio e Spinoza. Pascal intende il cuore come la facoltà
che permette di conoscere certe verità in modo intuitivo (“l’esprit de finesse”), a differenza della ragione che è la capacità
di conoscere la verità in modo discorsivo (“l’esprit
de geometrie”).
Per amare dobbiamo usare tutte le nostre facoltà
e integrarle armoniosamente tra loro: istinti, emozioni, sentimenti, ragione.
L’evidente squilibrio affettivo che incombe su tante persone ci ricorda la
necessità di razionalizzare le manifestazioni affettive.
[1] Agostino la pronunciò in una
delle sue dieci omelie a commento della Prima lettera di san Giovanni, quella
in cui Dio viene definito come Amore. Scrive:
Ama e fa' ciò che vuoi;
se taci, taci per amore;
se correggi, correggi per amore;
se perdoni, perdona per amore;
abbi sempre in fondo al cuore la radice dell'amore;
da questa radice non possono che sorgere cose buone.
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