Strumenti:
- ARTE: L’amor sacro e
l’amor profano (Tiziano)
- ATTIVITA’ sull’AMICIZIA
(da definire)
- CONFRONTO: Rapporto eros/agape
L’amore è insieme eros, philia e agape, termini greci che descrivono l’amore
secondo caratteristiche che prevalgono sulle altre: l’attrazione, il bisogno,
la condivisione e la donazione. L’amore non è solo quello coniugale o genitale,
ma anche – con le dovute differenze – materno e paterno, filiale, fraterno,
amicale, filantropico….
Per approfondire:
La
prima parola per parlare d’amore è la porneia,
che indica l’istinto del lattante ad attaccarsi al seno della madre. È una
pulsione bella, naturale, forte, ma esclusivamente basata sulla soddisfazione
di un proprio bisogno. È normale in un neonato, sconcertante in un cinquantenne
che ama per consumare, per usare. La seconda parola per parlare d’amore è
“eros”, la passione, la pulsione, l’unirsi all’altro, il fondersi, l’attrarsi.
Alla “porneia” si aggiunge un’anima, si mettono le ali (il dio eros è
rappresentato come un putto alato), in noi c’è l’animale e l’angelo, e questo
crea qualche guaio.
L’eros (da
cui amore erotico) indica dunque l’amore passionale, l’attrazione erotica tra
un uomo e una donna, il desiderio di possedere l’altro/a. L’amore erotico
è l’amore che nasce dall’indigenza e
dal bisogno, da una incompiutezza che ricerca il suo completamento e ne
desidera il possesso.
L’agape è l’amore divino, limpido e puro. Porta a desiderare il bene
dell’altro (la sua felicità) prima ancora del nostro. E’ un amore cosmico, che
spinge ad amare ogni persona aldilà che essa risulti amabile o che “meriti” il
nostro amore. Questo è l’amore che Dio ha per noi, la sua stessa essenza, il
suo naturale modo di operare: ama tutti e ciascuno come fosse unico; ama
sempre, in ogni situazione; ama gratuitamente, senza attendere di essere
riamato. Un amore simile è quello espresso, con i limiti umani, da un padre o
una madre nei confronti dei figli (amati in maniera gratuita). In sintesi:
l’agape è amore gratuito, generoso, universale ed assoluto, misericordioso, che
si fa dono (ossia di una gratuità totale) che non va meritato, ma accolto, per
poi farlo fiorire in gesti d'amore verso gli altri.
L’eros e l’agape sono termini greci che verranno tradotti in latino con amor e caritas, spesso contrapposti in amor
concupiscientiae e amor benevolentiae.
Piccolo intermezzo d’arte
Un
esempio emblematico di tale contrapposizione è il celebre quadro “Amor sacro e amor profano” del Tiziano (1515 circa).
Conservato
nella Galleria Borghese di Roma, è un dipinto che deve la sua fama non solo alla
sua bellezza ma anche alla particolarità del soggetto, più volte esaminato
dagli studiosi: in esso compaiono
due misteriose donne, estremamente somiglianti, l'una riccamente vestita
l'altra nuda, sedute sul bordo di un sarcofago, trasformato in una vasca piena
d'acqua.
Un errore ricorrente è quello di identificare nella
tela l’amore carnale con la donna nuda e
l’amore spirituale con la donna vestita. Secondo e più grave errore: vedere le due donne della tela come due
antagoniste, quasi che Tiziano e la sua epoca volessero contrapporre un
amore carnale ad uno spirituale.
Tutto
conduce invece nella direzione opposta. Le donne, con lo stesso volto, sono la
Venere spirituale ignuda e la Venere terrena vestita. Ma, soprattutto, l’una a fianco dell’altra,
con Amore che miscela le acque: vogliono significare che mai si
darà vero amore che non sia anche spirituale.
Ne l’Amor sacro e amor profano di
Tiziano – il titolo è tardivo ed è indice del fraintendimento a cui fu
sottoposta l’opera già nel 1693 quando è attestato
tale titolo per la prima volta – si manifestano allora i due volti dell’amore
fra l’uomo e la donna che, per
essere tale, deve non solo toccare i sensi passionali, ma anche i sensi
spirituali. Anzi esiste un piacere spirituale che solo conferisce significato
al piacere dei corpi.
L’eros senza agape e l’agape senza eros (ovvero il corpo senza anima e
l’anima senza corpo)
Molti
teologi del passato distinguono nettamente l’amore in due estremi: da una parte
l’amore puramente umano, terreno, volto al bene personale e caratterizzato da
perversioni, egoismo, cupidigia o libidine, disordine morale, perversioni,
impurità, turbolenze, litigiosità, invidie, violenze, possesso. Dall’altra
parte abbiamo l’amore divino o spirituale, volto al bene dell’altro e al bene
comune e caratterizzato da oblatività, purezza, pacatezza, rispetto. L’uomo è
chiamato da Dio ad arrivare al secondo amore attraverso la disciplina, la purificazione,
la carità, la fede.
Ma - ci ricorda Cantalamessa - dividendo l’eros dall’agape
rimane solo
…un amore romantico, più spesso
passionale, fino alla violenza. Un amore di conquista che riduce fatalmente
l’altro a oggetto del proprio piacere e ignora ogni dimensione di sacrificio,
di fedeltà e di donazione di sé. Non occorre insistere nella descrizione di
questo amore perché si tratta di una realtà che abbiamo quotidianamente sotto
gli occhi, propagandata com’è in maniera martellante da romanzi, film, fiction
televisive, internet, riviste cosiddette “rosa”. È quello che il linguaggio
comune intende, ormai, con la parola “amore”.
Freud ha dato una spinta notevole
a questa linea, riducendo l’amore a eros e l’eros a libido, a pura pulsione sessuale.
Da qui deriva anche la connessione classica tra eros e thanatos,
tra amore e morte[1]. L’amore che per sua
natura dovrebbe portare alla vita, porta invece ormai alla morte[2].
I credenti al contrario - prosegue
Cantalamessa -sperimentano spesso un’agape senza eros, cioè un amore freddo,
cerebrale, virtuosistico, fatto più di buona volontà che di slancio, di dovere
più che di piacere.
Il cristianesimo, secondo Friedrich Nietzsche, avrebbe dato da
bere del veleno all'eros, che,
pur non morendone, ne avrebbe tratto la spinta a degenerare in vizio. Con ciò
il filosofo tedesco esprimeva una percezione molto diffusa: la Chiesa con i
suoi comandamenti e divieti non ci rende forse amara la cosa più bella della
vita? Non innalza forse cartelli di divieto proprio là dove la gioia,
predisposta per noi dal Creatore, ci offre una felicità che ci fa pregustare
qualcosa del Divino?[3]
Ma - prosegue Papa Benedetto XVI - “è veramente così? Il cristianesimo ha davvero distrutto l’eros?”.
Benedetto XVI invita a ritrovare
una sintesi tra eros e agape e ciò è possibile non dimenticando che:
l'eros ha bisogno di disciplina, di
purificazione per donare all'uomo non il piacere di un istante, ma un certo
pregustamento del vertice dell'esistenza, di quella beatitudine a cui tutto il
nostro essere tende.
L’uomo, in quanto essere psico-fisico, dell’amore non può vivere
soltanto il momento dell’agape; ha bisogno dell’eros, perché «non può sempre soltanto donare, deve anche
ricevere. Chi vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono». Commenta
Cantalamessa: “Se eros significa slancio, desiderio,
attrazione, non dobbiamo avere paura dei sentimenti, né tanto meno disprezzarli
e reprimerli”. Dobbiamo però educarli, gestirli,
purificarli perché essi non divengano nostri feroci padroni pronti a renderci
schiavi.
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