L’amore è povertà, dipendenza, umiltà. L’amante dice all’amato: “Tu sei la mia gioia”. É un’affermazione di povertà: senza di te sono povero di gioia. Oppure: “Tu sei tutto per me”: è l’affermazione del mio niente al di fuori di te.
L’esperienza dell’amore umano è quanto vi è di meno inadatto per suggerire l’amore vissuto in Dio. Perché anche se ancora molto “naturale”, già si muove in direzione del suo termine ultimo, già è alla radice di se stesso il desiderio di amare come Dio ama. Se l’amore umano può condurre all’amore divino, è perché ne è una manifestazione, anche se non ha ancora coscienza della propria nobiltà e non sa che dovrà essere trasfigurato.
L’amore è povertà, dipendenza, umiltà. L’amante dice all’amato: “Tu sei la mia gioia”. É un’affermazione di povertà: senza di te sono povero di gioia. Oppure: “Tu sei tutto per me”: è l’affermazione del mio niente al di fuori di te. Amare è voler essere attraverso l’altro e per l’altro. Attraverso l’altro: è accoglienza. Per l’altro: è il dono. Entrambi gli aspetti sono di povertà. Ciò che, nell’amore umanamente vissuto, limita la volontà di accoglienza e di dono è rivendicazione di ricchezza autarchica, dunque mutilazione dell’amore.
Dio è sovranamente indipendente, dunque libero. Ma libero di amare e di andare fino all’estremo dell’amore. L’estremo dell’amore è la rinuncia all’indipendenza. Al limite è la morte. “Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per coloro che ama”. Dio è immensamente grande, potente. Ma la sua grandezza consiste nel potere tutto ciò che può l’amore fino all’annullamento di sé nell’umiltà dello sguardo. In altri termini, Dio è tale che la sua ricchezza d’amore, la sua libertà d’amore, la sua potenza d’amore, non possono essere e di fatto non sono tradotte, espresse, rivelate se non attraverso la povertà, dipendenza e l’umiltà di Gesù Cristo.
Se da una parte non conosco Gesù Cristo, e se dall’altra non ho nessuna esperienza dell’amore, dell’amicizia o della carità, nulla è più misterioso: tutto diventa enigmatico. E allora… che tristezza!
( Da Varillon François, L'umiltà di Dio )
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